Windows Phone è uscito nel 2010 per fare concorrenza ad iOS, il sistema operativo degli iPhone. E’ un capolavoro di ingegneria del software: gli informatici della Microsoft sono riusciti non solo ad adattare un sistema operativo per PC ai cellulari ma anche a renderlo molto veloce. Windows Phone “gira” decisamente meglio di Android, soprattutto a parità di specifiche. Ma allora che fine ha fatto Windows Phone?
Ci sono diversi motivi che hanno concorso al fallimento di questo sistema. Microsoft ha sempre cercato di entrare nel mercato dei “palmari” (computer da tenere nel palmo della mano). Dopo il lancio dell’iPhone, nel 2007, era naturale pensare che Microsoft avrebbe sviluppato quello che oggi è Android: il sistema operativo per i cellulari che non sono iPhone.
Per capire che fine ha fatto Windows Phone bisogna capire gli errori di Microsoft. Tanto per cominciare ha imposto delle licenze molto alte ai produttori di smartphone. Lo ha fatto nel tentativo di replicare il suo successo nel mercato dei PC IBM compatibili, tuttora dominato da Windows e per il quale i produttori di computer devono pagare la licenza a Microsoft. Inoltre alcuni partner strategici (ad esempio Samsung) si sono rifiutati di adottare Windows Phone. Microsoft ha anche fallito nell’attrarre gli sviluppatori: troppe poche persone hanno adottato Windows Phone, rendendo lo sviluppo di app per questa piattaforma un investimento di tempo sostanzialmente inutile.
Come ha fatto Microsoft a fallire così, su tutta la linea? Semplice: se l’è vista con un concorrente molto più furbo di lei, ovvero Google. Google ha sviluppato Android come software open source, libero e gratuito, scaricabile e modificabile da chiunque. Grazie a questa mossa ha introdotto le sue app, che sono ormai fondamentali: Gmail, YouTube, Calendar ed altre. Quando Windows Phone ha preso piede nel mercato, Google ha ritirato alla Microsoft le chiavi di sviluppo per le sue app.
Risultato? I cellulari Windows Phone, benché economici e dotati di un sistema operativo veloce e ben fatto, sono diventati inservibili: nessuno vuole un telefono privo delle app essenziali. Google ha vinto la sua corsa grazie ad una mentalità più aperta e ad una mossa un po’ sleale. Ma nel business funziona così, soprattutto se la posta in gioco è il monopolio dei sistemi operativi per smartphone.