Qualcuno ha scritto un articolo scientifico con ChatGPT, o almeno così pare dall’introduzione. Guarda questa immagine: è l’introduzione all’articolo e all’inizio c’è scritto “Certainly, here is…”, la versione inglese del “Certamente! Ecco…” di ChatGPT.
L’articolo in questione è stato pubblicato da Elsevier, una rivista scientifica molto autorevole. Come direbbe Emilio Fede: Che figura di m…! Doppia, tra l’altro, perché è stata fatta sia dall’autore dell’articolo che dai revisori della rivista.
Quando un articolo scientifico viene scritto, lo si sottopone alla “per review”, “revisione tra pari”, una valutazione di specialisti del settore che stabilisce se esso sia degno di essere pubblicato o contenga piuttosto una valanga di quisquilie.
Questo strafalcione ha sollevato molte domande: chi controlla questi articoli? Un team di pesci rossi? Come è possibile che nessuno si sia accorto di questo articolo scientifico con ChatGPT? Non è che nel mondo accademico per caso c’è troppa pressione a scrivere articoli di continuo, sacrificando la qualità? Sembra di si: è un fenomeno noto come “publish or perish” (pubblica o muori).
ChatGPT è uno strumento e non c’è NULLA DI MALE ad usarlo. Va usato però col sale in zucca, intelligentemente e con la consapevolezza che può sbagliare. Usa uno strumento di riconoscimento di testo generato da AI (ce ne sono decine) e cerca di immedesimarti in chi ti leggerà.
Devi scrivere un codice in un linguaggio di programmazione? ChatGPT può aiutarti moltissimo. Devi scrivere una mail ad un collega di lavoro? Usa tranquillamente ChatGPT. Ma se devi generare un testo da pubblicare, un tema scolastico o un qualcosa di più “delicato” come l’introduzione ad un articolo scientifico una sentenza, assicurati di fare ESTREMAMENTE attenzione alla fase di controllo.