Se sei nato negli anni ’80 o ’90 e hai avuto la fortuna di avere un PC in casa hai sicuramente dovuto combattere con miriadi di porte di input / output, fino all’avvento dello standard USB nel 1996. Come ci si è arrivati? Ecco una brevissima storia dello standard USB.
Parto dalla sigla: USB significa Universal Serial Bus, ovvero “Bus Seriale Universale”. Un “bus” in informatica è un canale di comunicazione tra componenti hardware. In questo caso indica il canale di comunicazione tra PC e periferiche. Negli anni ’90 c’erano decine di porte di comunicazione diverse ed ognuna richiedeva un circuito separato, quindi si pensò di creare un connettore universale, per ovviare all’inconveniente delle troppe porte sui computer.
La storia dello standard USB parte nel 1994 dalla decisione di 7 aziende: Compaq, IBM, DEC, Intel, NEC, Nortel e Microsoft. In due anni vide la luce lo standard USB versione 1.0. Questa versione era destinata soprattutto agli allora diffusissimi floppy drive ed alle altre periferiche come le stampanti. Dopo la versione 1.0 ci fu la 2.0, poi varie versioni 3.x (che ti risparmio, cambiano solo voltaggi e velocità massima). La “maturità” completa si è avuta nel 2019 grazie all’introduzione dello standard USB-C, da non confondere con lo standard Thunderbolt, introdotto su larga scala da Apple ma inventato da Intel e donato poi alla comunità.
Lo standard USB è dovuto quasi interamente agli sforzi di Intel, che contribuì non solo alla definizione dello standard ma anche alla sua adozione: Intel aveva infatti capito subito che era necessario rendere il nuovo standard molto economico. Un’ultima curiosità: la persona a cui dobbiamo (quasi) tutto è il progettista Ajay Bhatt. Intervistato di recente, ha dichiarato che la reversibilità dei cavi (cioè il fatto di poter inserire una chiavetta USB in qualunque verso senza perdere tempo a girarla dal lato giusto) era in programma già da prima dell’inizio della progettazione. L’idea venne scartata perché negli anni ’90 creare una tecnologia simile avrebbe significato raddoppiare l’elettronica, operazione che venne ritenuta troppo costosa.